domenica 5 marzo 2017

La politica dei giusti. Ripartire per non fermarsi

La politica italiana continua ad essere intrappolata nel renzismo a sinistra e nel belusconismo a destra. Incapace di avere una visione del Paese, quello che possono fare i nostri politici è cercare il vicino di casa da attaccare e sconfiggere. 

Mentre questo spettacolo va in scena, il resto del mondo va avanti, confuso anch'esso ma terribilmente pericoloso. A partire da quanto accade in Korea del Nord, fino ai movimenti populisti pronti a raccogliere migliaia di voti senza avere idea di cosa fare una volta al potere. 

Dando uno sguardo alle scelte di politica economica dei 1.000 giorni di governo Renzi ci accorgiamo che le risorse rese disponibili dal QE e dalla flessibilità europea potevano essere destinata a ridurre il cuneo fiscale, oltre che le imposte su reddito di famiglie e imprese. Target in parte colpiti, ma non l'incisività e la tempestività necessarie. 

Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se, 3 anni fa, il nostro deficit fosse stato portato al 5% per ridurre il cuneo fiscale e le tasse dirette su famiglie e imprese. Il tutto nell'ambito di un accordo con l'UE che prevedeva un percorso di rientro ed un piano di riforme necessarie al sistema per rendersi libero di crescere. Nel piano andava ricompreso l'abolizione di tutte le agevolazioni amministrate (quelle cioè che per averle occorre fare una domanda alla pubblica amministrazione) in favore di incentivi automatici come quelli che sono stati inseriti per il 2016 ed il 2017 e che stanno trainando gli investimenti privati e l'economia. 

I burocrati liberi dall'impegno di amministrare incentivi, potevano essere ricollocati nei tribunali o per utilizzare i fondi europei o, come si fa nel settore privato, fatti uscire dal mondo pubblico del lavoro. 

Spesso mi rispondo "non sarebbe successo nulla". Anzi. Saremmo ripartiti. Il QE avrebbe drogato i mercati, le imprese avrebbero ripensato il loro modello di business, le banche avrebbero meno NPL nel portafoglio. 

Ma la paura e la mancanza di leadership da un lato, la resistenza al cambiamento del nostro sistema dall'altra ci hanno condannato ad un declino, reversibile ancora per poco. Il mondo avanza, con o senza l'Italia a tirare. 

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