giovedì 16 giugno 2016

Tutti i nodi vengono al pettine. L'Europa ad un bivio.

La costruzione europea si è per molto tempo cullata sui vantaggi della moneta unica. La lunga fase di stagnazione che sta attraversano il mondo e in modo più forte il nostro continente (secular stagnation la chiama qualcuno) ha messo in moto due movimenti di senso opposto. 

Il primo, legato agli europeisti, che pensa di portare avanti l'Unione Europea in modo deciso, dando un corpo democratico a quello che oggi si presenta come una fiorente e complessa burocrazia. 
Il secondo, purtroppo decisamente più ascoltato dai cittadini europei, che vuole la disgregazione dell'Unione e che punta ad interessi particolaristici dei singoli Paesi Membri dell'Unione. Questo secondo movimento fa leva non solo sui movimenti nazionalistici, ma anche sul malcontento delle persone che stanno soffrendo economicamente dalla prolungata crisi. 

Queste due frange di popolazione hanno interesse diversi, in tempi normali. Ma quando manca il lavoro e si vive male, è facile che convergano. I noeurini - come li ha definiti Gustavo Piga - si ergono a tecnici di questo movimento e cercano di dare al tutto una coerenza teorica. 

Ecco allora la Brexit, la messa in discussione di Schengen (Austria), la difficoltà di formare Governi dopo le elezioni (Belgio e Spagna), o a governare (Germania, Olanda, Francia, Italia) date le crescenti difficoltà a dare risposte all'elettorato, sotto l'aspetto della sicurezza e del lavoro. Non parliamo di politica estera, legata ancora ai singoli Paesi, al motto mors tua vita mea. Nessuno sembra capire che i singoli Stati saranno spazzati via da India, Brasile, Cina. 

Molto ritenevano che l'Europa si sarebbe unita sotto la spinta di uno shock. Si sta invece disgregando a seguito di diversi shock e per la mancanza di leader europei di alto profilo. In questo scenario, l'Italia poteva fare molto. Il principale partito di Governo, invece di  essere spaccato, poteva cercare la grande alleanza e governare il Paese e recuperare spazio in un'Europa in cerca di leader. Mi spiace, ma non è leader né la sig.ra Merkel, né il sig Juncker. Tanto meno Renzi od Hollande. Hanno lo stesso problema: sono pieni di se. Si rendono antipatici. Eppure Renzi ha portato avanti molte riforme, ma ha continuato a "mettere le dita negli occhi" dei suoi avversari in un delizioso delirio di onnipotenza fiorentino. O forse nel delirio del potere. 

Di tutto questa situazione di declino, Commissione Europea, Eurogruppo e Parlamento Europeo sembrano non essere al corrente. Subissano di regole fuori dal tempo i Paesi Membri. Fiscal Compact, regole sul sistema finanziario, banche e Aiuti di Stato in primis. Come se la crescita economica e la coesione sociale che ne deriverebbe non siano gli obiettivi di quest'Unione. Continuano business as usual. Juncker troppo vecchio per guidare il cambiamento, Renzi troppo inesperto e borioso per approfittarne. 

Sono sicuro che il "Remain" vincerà la prossima settimana e spero che la paura che UK potesse uscire dall'Unione, convinca gli europei che è giunta l'ora di cambiare. Renzi si faccia promotore di una nuova conferenza di Roma, che lanci l'Europa verso il federalismo. La sua unica via di uscita - e pure quella del nostro Paese- è quella di innovare l'Europa. Altrimenti ci avrà condannato a diventare la periferia del mondo.  

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