sabato 9 aprile 2016

Investimenti, credito e crescita. Si può fare!

La situazione Europea in questa fase storica merita una riflessione approfondita. Vi propongo alcuni spunti di riflessione, tenendo a mente la situazione italiana. 

Vedendo cosa accade al credito concesso si nota una crescita delle quote di mercato delle grandi banche (EBRD) a danno delle banche medio piccole. Continuano i prestiti per l'acquisto delle case (mutui residenziali).

Le politiche del Governo italiano puntano ad un consolidamento del sistema ed allo stesso tempo ad una crescita dimensionale delle imprese, perché i due fenomeni vanno curati insieme. Per banche più grandi diventa costoso seguire una piccola impresa cosa che, unita alle regole sul capitale regolatorio, seleziona quelle che hanno accesso al credito bancario, i.e. esclude ed escluderà una grossa fetta di PMI. 

I canali di credito non tradizionali (direct lending, minibond) non coprono tutte le necessità. Gli scarsi investimenti in tecnologia di alcune banche negli anni passati, né prevengono la possibilità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia. Le regolazioni del sistema bancario europeo, non consentono di investire in Equity delle Pmi.

Le imprese, poi, non sono tutte destinate a crescere ed essere quotate per avere accesso al mercato dei capitali. Alcune sono inserite in distretti industriali globali, ovvero che coinvolgono imprese a livello globale. Altre sono leader mondiali di nicchie di mercato. In entrambe i casi non richiedono una crescita dimensionale o accesso al mercato dei capitali. 

La finanza pubblica è costretta in vincoli non coerenti con la situazione economica, che chiederebbe buona spesa pubblica, investimenti in infrastrutture, educazione ed in R&D. Le crescenti iniqualità della ricchezza richiedono interventi dal bilancio pubblico.

Quindi? Siamo destinati al declino? NO! 

1. Che il Piano Juncker si tramuti in un Piano di investimenti in capitale di rischio verso le PMI, tralasciando le infrastrutture 
2. L'investimento in infrastrutture sia lasciato libero ai singoli Paesi, nell'ambito di un deficit comunque con un cap al 3% e, per le infrastrutture di connessione europea, del bilancio europeo. 
3. Togliere la regola del cofinanziamento che lega fondi strutturali europei alla spesa pubblica nazionale 
4. Creare un Education Plan For Europe

Chiedo troppo?

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